Appunti su questo tempo | collettiva

Museo del Ricamo di Valtopina la mostra internazionale

APPUNTI SU QUESTO TEMPO

a cura di Barbara Pavan

 

In occasione della XX edizione della Mostra del Ricamo a Valtopina, il Museo del Ricamo e del Tessuto inaugura, dal 2 al 4 settembre 2022, APPUNTI SU QUESTO TEMPO, una mostra internazionale allestita nelle sale museali con opere di venticinque artisti attivi sulla scena artistica contemporanea e provenienti da quindici paesi del mondo. Il progetto espositivo curato da Barbara Pavan presenta i lavori di Rufina Bazlova e Sofia Tocar (Collettivo STITCHIT), Manuela Bieri, Tanja Boukal, Beryl Cam, Susanna Cati, Cenzo Cocca, Loredana Galante, Anneke Klein, Alicja Kozlowska, Christelle Lacombe, Linda Lasson, Katrina Leitena, Clara Luiselli, Ilaria Margutti, Laura Mega, Lucia Bubilda Nanni, Maria Ortega Galvez, Debbie Oshrat, Anastasiia Podervianska, Francesca Rossello, Du Songyui, Beatrice Speranza, Anthony Stevens, Litli Ulfur, Melissa Zexter

Il ricamo è il linguaggio espressivo comune a tutte le opere in mostra: per lungo tempo considerato arte minore, pratica artigianale o passatempo per signorine della buona società, esso ha rappresentato tuttavia per secoli l’unico medium possibile per dar voce ad istanze personali o collettive in mancanza di altri mezzi di comunicazione oltre che, non raramente, l’unica possibilità per dar forma alla propria creatività per generazioni di donne. Questa elasticità lo rende ancora oggi adatto ad un’immersione nel quotidiano di cui indaga la dimensione domestica quanto quella pubblica, trasformandosi in una grammatica alternativa per raccontare il presente.

Nel suo saggio I fili della vita, Clare Hunter ne ha tracciato un ampio excursus storico partendo dall’arazzo di Bayex, passando per Maria Stuarda regina di Scozia, fino agli scialli delle madri di Plaza de Mayo o alle arpilleras di denuncia del regime cileno, testimoniando come esso sia stato trasversale a tutte le classi sociali, in tempi e latitudini diverse e evidenziandone la cifra comunicativa e celebrativa, la sua funzione narrativa, divulgativa finanche terapeutica.

Da queste premesse è nata la mostra di Valtopina che, come recita il titolo, è un’esplorazione del nostro tempo, delle sue contraddizioni, delle sue battaglie vinte e delle sue sconfitte; un racconto affidato ad ago e filo e restituito all’osservatore attraverso il talento di artisti impegnati ad indagarne le luci e le ombre, ad affrontarne le sfide e a leggerne le molteplici verità. Dalla resistenza politica ai nuovi equilibri tra esseri umani e natura, dai flussi migratori alla propaganda, dalla malattia all’identità, dalla guerra al consumismo compulsivo, il ricamo diventa qui, punto dopo punto, il lessico per dar voce alla contemporaneità e per fornirci un punto di osservazione altro della realtà che ci circonda.

La mostra gode della media partnership di ArteMorbida Textile Arts, magazine internazionale specializzato in fiber art contemporanea.

Artisti:                      Rufina Bazlova e Sofia Tocar (Collettivo STITCHIT), Manuela Bieri, Tanja Boukal, Beryl Cam, Susanna Cati, Cenzo Cocca, Loredana Galante, Anneke Klein, Alicja Kozlowska, Christelle Lacombe, Linda Lasson, Katrina Leitena, Clara Luiselli, Ilaria Margutti, Laura Mega, Lucia Bubilda Nanni, Maria Ortega Galvez, Debbie Oshrat, Anastasiia Podervianska, Francesca Rossello, Du Songyui, Beatrice Speranza, Anthony Stevens, Litli Ulfur, Melissa Zexter

A cura di                  Barbara Pavan

Sede                         Museo del Ricamo e del Tessuto, via Gorizia, Palazzo Comunale, Valtopina (PG)

Data                          2 settembre – 8 dicembre 2022

Orari                         mercoledì e sabato ore 16.00 -18.30

Catalogo in mostra e su ordinazione

Media Partner ArteMorbida Textile Arts Magazine

Info e prenotazione visite su richiesta tel. +39 339 3407 299 | e-mail ricamovaltopina@libero.it

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L’opera presentata in collettiva:

LE VARIABILI DEL CIGNO

La natura è un bellissimo arazzo, del quale noi possiamo vedere solo il retro e, osservandone i fili lenti, proviamo a cercare di capire il disegno che sta davanti”
(J.D. Barrow – Le teorie del tutto)

La riflessione che solleva Ilaria Margutti attraverso questa serie di opere parte dalla tecnica del ricamo per approdare alla scienza. L’artista invita l’osservatore a considerare il ricamo come possibilità di indagine nell’ambito delle logiche del processo scientifico in quell’ottica di contaminazione tra le discipline che caratterizza il nostro tempo. Una tecnica antica, fittamente intrecciata con la narrazione della storia e dell’arte non meno che con la dimensione femminile, intesa come quell’universo invisibile e silenzioso confinato tra le mura domestiche attraverso il quale però le donne hanno declinato per secoli la cifra della loro libertà creativa ed espressiva.
Nell’opera di Ilaria Margutti lungo le linee che collegano le galassie alle braccia protese, sono riportate a ricamo le coordinate registrate da Henrietta Leavitt tra il 1904 e il 1908 delle 1777 variabili nelle Nubi di Magellano, prese dal suo resoconto pubblicato negli “Annali dell’osservatorio Astronomico di Harvard College” composto di 21 pagine, di cui, due lastre e 15 pagine di tabelle.
La ricerca della Leavitt relativa alla misurazione delle distanze tra le cefeidi attraverso il metodo della sovrapposizione delle lastre fotografiche negative di un dato periodo, sul positivo corrispondete ad un altro, ha permesso di ampliare la visione dell’universo oltre le distanze calcolabili rendendo tridimensionale la percezione dello spazio oltre il confine raggiunto fino ad allora costituendo la base sulla quale Edwin Hubble ha successivamente scoperto l’espansione dell’universo.
Nell’appassionarsi alla fisica delle particelle e poi successivamente ad alcuni argomenti dell’astrofisica, Margutti ha iniziato a trovare delle assonanze tra il suo modo di operare con il ricamo e le modalità di esplorare l’invisibile dell’universo, due facce della stessa medaglia, un retro e un verso di un tessuto in divenire.
Partendo dagli schemi della Leavitt, ha iniziato a riportare a ricamo le “stelle nere nelle notti bianche” che emergevano dalle sue lastre sovrapposte tracciando allo stesso tempo sul retro della tela una rete di distanze e connessioni fatte di filo nero, un disegno di geometrie in espansione che non dipendono dalla volontà dell’artista ma dallo spostamento dell’ago da un punto all’altro e che svela direzioni che sul davanti non possono essere percepite, e viceversa. La citazione di Barrow trova corpo in questo gesto: il processo si svela solo nel suo farsi.
(tratto dal testo di Barbara Pavan)