L’ORMA CHE VEDI È LA MIA – 8|12|22 – 14|02|23

 L’orma che vedi è la mia

Elisabetta Caizzi Marini/Federica Gonnelli/Ilaria Margutti/Elisa Zadi/
A cura di Matilde Puleo
8 dicembre – 14 febbraio 2023
via Cesalpino, 29 Arezzo

Inaugurazione giovedì 08 dicembre 2022 – ore 18.00

Giornate di incontri con l’artista Ilaria Margutti  23 dicembre / 8 gennaio 16,00-18,30

 

Rosy Boa è lieta di invitarvi giovedì 8 dicembre alla prima mostra e happening collettivo di alcuni tra i nomi della scena artistica italiana più interessanti: Elisabetta Caizzi Marini, Federica Gonnelli, Ilaria Margutti e Elisa Zadi dal titolo “L’orma che vedi è la mia”. Curata da Matilde Puleo, la mostra collettiva, prende le mosse dall’idea di utilizzare gli stimolanti spazi di Rosy Boa non come contenitore ma come supporto espressivo facendo quindi interagire l’artista con lo spazio e con il pubblico. In questo modo si realizza ciò che il titolo promette: rendere visibili le tracce, gli indizi di una quadrupla impronta aperta a far entrare nell’opera anche ciò che si trova fuori. Traccia di una vera e propria traslazione di quanto avviene nel loro studio, le opere e le azioni presenti nella mostra attueranno una trasformazione dello spazio, spostando come si fa in geometria, tutti i punti di una distanza fissa nella stessa direzione: quella dell’arte.

Sono le orme di 4 artiste presenti all’inaugurazione e di nuovo per i 12 incontri di fine settimana successivi (vedi calendario), che amplificano l’opera, integrandola con interessanti performance, realizzazioni di suggestivi bassorilievi o esperienze relazionali offerte al pubblico.

La mostra è dedicata di fatto alla presenza intesa come necessaria trasformazione della realtà. Tracce d’artista che ci raccontano quali mezzi creativi troviamo per affrontare le forze visibili e invisibili, il simbolico, l’immaginario, la mente, i personaggi e le cose che governano il nostro mondo. Rosy Boa rende visibili queste orme e le ricerche artistiche presenti, interagendo con esse. Punto di partenza per nuove trasformazioni per le quali lo spazio diventa valore espressivo aggiunto. Le artiste e le opere diventano azioni alle quali si aggiungeranno quelle dei visitatori chiamati a partecipare attivamente lungo tutto il periodo di questa specialissima “residenza”.

Rosy Boa e l’artista diventano così gli elementi fondamentali di un dialogo pubblico.

La mostra presenta oltre opere tra dipinti, sculture, fotografia, opere su carta e installazioni che possono essere lette come specchi attraverso i quali l’arte riflette sulle sue capacità trasformative. Opere realizzate tra il 2018 e il 2022 anni in cui le artiste rivolgono la propria attenzione al concetto di presenza (sia quella personale che quella relativa alla realtà e a ciò che ci circonda), quale condizione grazie alle quali si realizza il nostro più significativo modo di vivere la vita. Presenza trasformatrice sia per le artiste che per il pubblico chiamato a ritornare più volte negli spazi di Rosy Boa.

Scruteremo come l’universo di Ilaria Margutti sia quello intimo del ricamo dedicato a chi l’universo lo studia davvero. Vedremo costellazioni e strutture spaziali tessute con un devoto rispetto per le poche donne scienziate i cui contributi sono stati ben presto dimenticati. Collegare la rete delle costellazioni più lontane con la narrazione, scegliendo il filo, come elemento dominante significa mettere insieme ricerca, umana e personale con quella collettiva. Ne risulta un vero e proprio sovvertimento del tempo dilatato quanto basta al fine di raggiungere l’infinitamente lontano.

Conclude la mostra una serie di 4 incontri nei quali la curatrice farà sperimentare alcune tecniche della scrittura d’arte applicate alle quattro diverse artiste. Un workshop per approfondire i temi del critical thinking, che ci dirà quanto è necessario il pensiero critico non solo per la critica d’arte.  Che cosa è un testo critico? Quali sono le argomentazioni chiare, esaustive, efficaci? In quanti e quali modi è possibile raccontare l’arte attirando l’attenzione del pubblico senza cadere nella trappola della retorica?

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Rosy Boa è un centro d’arte che nasce con l’intento di essere il contenitore di una proposta artistica trasversale nella quale l’arte è caratterizzata da una forte sperimentazione, intesa come oggetto di trasformazione personale e sociale. I lavori esposti restituiranno riflessioni sul presente e sulla società, lavorando sull’idea di opera d’arte e innescando dialoghi tra le diverse forme espressive. Accanto a un fitto programma di mostre, sono previsti la realizzazione di attività formative ai più diversi livelli, incontri pubblici, interventi documentari, la nascita di un’agenzia/incubatore creativo e l’apertura di un bookshop dedicato all’arte contemporanea.

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