Una tela che cresce: dai segni rupestri del Monte Beigua a una comunità che ricama

 

Una tela che cresce: dai segni rupestri del Monte Beigua a una comunità che ricama

Ci sono opere che non chiedono di essere concluse, ma continuate.
È il caso della tela di comunità avviata nel 2023 a Sassello, durante la residenza artistica Segni/Semi, e ancora viva nel 2024 grazie all’energia silenziosa e costante di chi ha creduto nel valore di un gesto condiviso.

Il progetto è nato da un’intuizione: raccogliere e rielaborare, attraverso il ricamo, i segni rupestri del Monte Beigua, antichi simboli incisi nella pietra, tracce di un linguaggio originario, misterioso e universale.
Segni che attraversano il tempo e ci parlano da un’epoca in cui il disegno era già parola, preghiera, invocazione.
In quel paesaggio ancestrale abbiamo osservato, ascoltato, scelto di restituire non copie, ma traduzioni poetiche, lasciando che il filo guidasse la mano, e la mano il pensiero.

Il ricamo, ancora una volta, si è rivelato uno strumento potente di trasformazione: gesto lento, paziente, collettivo, ha permesso a chiunque di partecipare. Non c’era bisogno di sapere, bastava esserci.
E così la tela, di quattro metri per lato, ha cominciato a raccogliere tracce, percorsi, storie cucite.
Un ricamo che non illustra, ma evoca. Non riproduce, ma reinventa.

Nel 2024, grazie alla fiducia e al sostegno di Massimo Ferrando Alessandra Giacardi dell’Associazione Cascina Grambego, la tela ha continuato a crescere. È diventata uno spazio riconosciuto dalla comunità, un punto d’incontro intergenerazionale, un paesaggio condiviso, a cui ognuno ha potuto aggiungere un frammento di sé.
Anche in occasione del Festival della Città dei bambini e delle bambine, il progetto è stato ripreso, offrendo a nuovi partecipanti la possibilità di entrare in contatto con quell’alfabeto antico e misterioso, e di trasformarlo in segni contemporanei, vibranti di presenza.

Oggi quella tela è molto più di un’opera: è un archivio tessile di relazioni, un organismo in espansione, un laboratorio permanente dove arte, memoria, pedagogia e paesaggio si incontrano.
Ogni punto ricamato racconta una tensione tra passato e presente, tra individuale e collettivo, tra visibile e invisibile.
Come i segni del Beigua, anche questo lavoro non si impone, ma si scopre.
Richiede un segno che non sia solo proprio, ma nostro.