Sühne

Sühne*

Go to video Sühne

Go to Text by Stefano Bigazzi IT/EN

Sühne* di Ilaria Margutti

Una tela scritta, ricamata a mano. Un diario invisibile. Un lavoro illeggibile.

Ho pensato di ricamare un vecchio lenzuolo tessuto a telaio, ritrovato in un magazzino.

Un lenzuolo liso, macchiato dal tempo e forse, anche dai suoi corpi avvolti.

Ho pensato di compiere un gesto infinito, invisibile, come la vita e la bellezza, che richiedono il nostro più grande sforzo per essere rivelate.

In equilibrio tra Dramma e Armonia, la vita si dipana sempre come un miracolo.

Sühne* è il titolo dell’installazione che ho presentato a Segrete, per la mostra dedicata alla Shoah nelle stanze delle prigioni di Torre Garibaldina del Palazzo Ducale di Genova, a cura di Virginia Monteverde.

L’opera in sé è un diario ricamato a mano su un lenzuolo, raccoglie scritti, poesie, pensieri e riflessioni su un tema in particolare:

una fioritura estrema che si espande superando il dolore.

È una catalogazione di storie di vite vissute, trascritta su diari privati che alcune persone mi hanno donato e di cui ne ho ricamato i frammenti più intensi.

Ho iniziato a raccogliere queste storie, nel 2013 e a oggi ho ricamato 2,50 mt di stoffa, con l’intenzione di creare un diario collettivo che accogliesse i passaggi fondamentali di momenti di guarigione e di fioritura di vite attraversate da profondi cambiamenti.

Durante lo svilupparsi del lenzuolo ho avuto modo di leggere molti diari, molte storie, di incontrare la profondità spesso insoluta di domande lanciate nel tempo e, mentre tutto questo si intrecciava tra la mia vita vissuta e quella degli altri, ho incontrato il diario della giovane Etty Hillesum, ebrea di Amsterdam, deportata ad Auschwitz dopo aver passato due anni nel campo di prigionia di Westerbork, durante i quali scrisse questo suo unico capolavoro.

Il suo diario, è un inno alla vita, nonostante le condizioni disumane nelle quali viveva, è una metamorfosi che fiorisce dall’anima, vissuta tutta interiormente, per poi restituirla al mondo come una ascensione di amore e di compassione per gli altri e per se stessa.

Le parole di Etty, scritte negli anni più bui della sua giovane vita, ci permettono di entrare in connessione con noi stessi, con la spiritualità intima e personale che oltrepassa la fede religiosa.

Etty si aggrappa con tenacia alla sua interiorità perché la sua anima non venga anch’essa fatta prigioniera dalle nefandezze naziste.

I suoi scritti sono anche un dialogo con le generazioni future, perché possano prendere consapevolezza dell’infinita manifestazione della vita, dell’infinito interiore che si estende e si allarga fino ai confini dell’universo.

La lettura del diario di Etty, mi ha accompagnato durante le lunghe ore che dedicavo alla trascrizione ricamata della mia tela, così ho pensato di dedicare a lei questo gesto ripetitivo e infinito, silenzioso e concentrato dentro la storia di altri esseri umani, ma anche di me stessa.

“Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.”* 239

Con questa frase, Etty concluse il suo diario la sera precedente del suo trasferimento ad Auschwitz, la stessa frase è inserita nella parte conclusiva del video che accompagna l’opera.

Il risultato che è emerso, ricorda l’aspetto di una Torà ebraica, perché alla fine il gesto che ho compiuto e che continuerò a compiere, è una preghiera, intima, silenziosa e segreta, un dialogo profondo che mette in contatto con quel Dio interiore assopito in ognuno di noi.

È un rito compiuto nel rispetto del silenzio, ripetuto nella costanza di un superamento e restituito come un codice segreto dell’anima.

La bellezza è un Tempio e in questo Tempio, noi costruiamo la nostra anima.

riporto alcuni brani tratti dal diario di Etty Hillesum:

*Espiazione

“Bene, io accetto questa nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so. Non darò più fastidio con le mie paure, non sarò amareggiata se altri non capiranno cosa è in gioco per noi ebrei. Una sicurezza non sarà corrosa o indebolita dall’altra. Continuo a lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca di significato.”

“devo buttarmi e ributtarmi nella realtà, devo confrontarmi con tutto ciò che incontro sul mio cammino, devo accogliere il mondo esterno con il mio mondo interno e viceversa, ma è tutto terribilmente difficile e proprio per questo mi sento così oppressa”.53

“Viviamo in un mondo sbagliato, senza dignità e anche senza coscienza storica…. Io non odio nessuno, non sono amareggiata. Una volta che l’amore per tutti gli uomini comincia a svilupparsi in noi, diventa infinito.” 172

“Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato tutto inutile.” 185

“Se tu vivi interiormente, forse non c’è neanche tanta differenza tra essere dentro o fuori di un campo…. È sempre più necessario prepararci interiormente.” 104

“Il mio cuore è una chiusa che ogni volta arresta un flusso ininterrotto di dolore.” 205

“Non credo più che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. È l’unica lezione di questa guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove.” 100

“Purché io viva dando ascolto al ritmo che mi porto dentro, a ciò che sale dal profondo di me stessa” 86

“Si vorrebbe essere un balsamo per molte ferite.”* 239
Con questa frase, Etty concluse il suo diario la sera precedente del suo trasferimento ad Auschwitz.
*la stessa frase è inserita nel video che accompagna l’opera.

Ilaria Margutti